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Citomegalovirus: sintomi, pericoli, prevenzione

citomegalovirus villa mafalda

Causa di gravi malattie nei soggetti che soffrono di immunodepressione, anche transitoria. Ecco perché è particolarmente pericoloso per il feto e più frequente nelle donne in gravidanza.

Il citomegalovirus (CMV) fa parte della famiglia degli Herpesviridae, con la quale condivide molte caratteristiche biologiche. La più importante, forse, è quella per cui il virus persiste nelle cellule infettate per un periodo indefinito, alternando periodi di latenza a momenti di riattivazione.

Questo virus colpisce soprattutto i soggetti che si trovano in condizioni di immunodepressione (pazienti sottoposti a trapianto di organi, ad esempio, o che soffrono di patologie immunodeficitarie). L’immunodepressione, tuttavia, è una condizione che può essere anche transitoria e non dovuta ad infezioni: è il caso della gravidanza, che comporta per la donna un generale abbassamento delle difese immunitarie (questa immunodepressione è necessaria affinché il corpo non rigetti il feto). La malattia può provocare danni neurologici gravi al nascituro.

Prevenzione

Sono circa 3000 all’anno i neonati che nascono con questa malattia in Italia. Di questi, almeno il 10% è interessato da manifestazioni cliniche gravi, che comprendono sindromi convulsive, idrocefalo, calcificazioni microcefalia e difetti di sviluppo delle circonvoluzioni cerebrali, nonché atrofia cerebrale. Ad oggi, non esistono protocolli terapeutici per questo virus in gravidanza, in quanto gli antivirali presentano un alto grado di embriotossicità. L’unico farmaco in grado di contrastare il CMV senza pericoli per la salute è costituito da immunoglobuline endovena specifiche. La somministrazione del farmaco è finalizzata ad incrementare il numero di anticorpi necessari alla neutralizzazione del citomegalovirus.

Sintomi e trasmissione

I sintomi più comuni nelle donne in gravidanza infettate dal CMV sono difficilmente distinguibili da quelli di altre patologie. L’infezione, infatti, dà luogo ad una leggera febbre o senso di stanchezza, e in alcuni casi ad una sindrome mononucleosica protratta. Per la diagnosi si rendono perciò necessari controlli sierologici specifici e l’amniocentesi.  Il virus viene trasmesso per contatto diretto (saliva, secrezioni genitali) o indiretto (scambio di cibo, spazzolini o, nei bambini, giocattoli).

Presso la Casa di Cura Villa Mafalda opera il Prof. Giovanni Nigro, esperto di virologia e pediatria.

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