Sottoporsi ad esami clinici, che comprendano il dosaggio di determinati componenti nel sangue, è assai utile nella valutazione del rischio cardiovascolare. In questo modo è possibile tenere sotto controllo la salute del nostro cuore nel tempo.
Gli esami clinici sono l’ultimo dei tre pacchetti che fanno parte di “Prevenzione Salvacuore”, l’iniziativa promossa dalla Casa di Cura Privata “Villa Mafalda”. Controllare periodicamente i valori di alcuni componenti ematici (Glicemia, Colesterolo HDL e LDL, Omocisteina e Proteina C Reattiva) permette di avere un quadro più completo del rischio cardiovascolare.
Vediamo in maniera dettagliata l’importanza dei singoli valori degli esami clinici:
- Glicemia. Come ben noto livelli alti di glicemia possono portare al diabete. Questo può compromettere seriamente lo stato e la funzionalità dei vasi sanguigni e del cuore. È bene che i suoi valori rimangano al di sotto di 100 mg/dl
- Colesterolemia totale e LDL. Una quantità eccessiva di colesterolo nel sangue incrementa la probabilità di sviluppare patologie cardiovascolari. Al fine di poter valutare la situazione è importante considerare il cosiddetto “indice di rischio cardiovascolare”. Questo è dato dal rapporto tra Colesterolo Totale e HDL (“colesterolo buono”). In particolare, nei soggetti sani tale rapporto è inferiore a 5 negli uomini, mentre inferiore a 4,5 nelle donne
- HDL. Questo è il cosiddetto “colesterolo buono”. Si tratta di lipoproteine che trasportano il colesterolo in eccesso dai tessuti al fegato, dove viene poi eliminato. Per questa ragione valori bassi di HDL possono alzare il rischio di insorgenza di problemi cardiaci
- Trigliceridi. I lipidi che assumiamo attraverso l’alimentazione sono costituiti in primis da trigliceridi. Questi rappresentano la forma più concentrata di energia, la quale viene immagazzinata nel tessuto adiposo in attesa di essere utilizzata. Più alti sono i valori dei trigliceridi nel sangue, maggiore è il rischio di incidenza di problemi cardiovascolari. È buona norma che questi non superino i 110 mg/dl
Vi sono, inoltre, altri due valori che spesso vengono sottovalutati, in quanto non danno alcun sintomo finché non insorge un problema:
- Omocisteina. Valori alti di questo amminoacido possono essere strettamente correlati a patologie, quali: aterosclerosi, infarto del miocardio, ictus, ma anche trombosi arteriosa e venosa. La situazione si complica se a ciò si associano tabagismo e cattiva alimentazione. Inoltre, vi sono soggetti che geneticamente presentano valori elevati di Omocisteina. In questo caso tale condizione rappresenta da sola un fattore di rischio assai importante. È bene, comunque, mantenere i livelli inferiori a 13 μmol/l, non fumare ed avere un’alimentazione equilibrata
- Proteina C Reattiva. Si tratta di una alfa-globulina sintetizzata dal fegato, la cui concentrazione ematica aumenta quando si è in presenza di un processo infiammatorio o infettivo, di malattie reumatiche, tumori, Lupus Eritematoso Sistemico, morbo di Crohn, ma anche di lesioni coronariche, infarto del miocardio ed in seguito ad interventi chirurgici. Per poter valutare il rischio cardiovascolare in soggetti apparentemente sani, il dosaggio di Proteina C Reattiva deve essere eseguito in associazione agli altri esami clinici. Tale dosaggio risulta, comunque, molto importante per poter definire meglio la gravità e l’evoluzione di una eventuale patologia e valutare l’efficacia delle terapie
Per informazioni:
Casa di Cura Privata “Villa Mafalda”
Via Monte delle Gioie 5 – 00199
Lunedì-Venerdì 08.30 – 19.30; sabato 08.30 – 13.30
Tel. 06 86094740
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