Piede piatto, quando preoccuparsi

Piede piatto, potrebbe passare da solo

La presenza di piedi piatti nei neonati o bambini molto piccoli è una condizione spesso legata solo alla maggior cedevolezza dei legamenti, quindi fisiologica. Per tanto, fino a quando il bambino non cammina, non è utile curarla in assenza di altre sintomatologie. Anche nei primi anni di vita, se i piedi piatti non costituiscono un fastidio per il bambino, possono non essere considerati un problema. Tra i 5 e i 10 anni si può iniziare a notare un miglioramento di questa condizione, anche magari sotto consiglio del pediatra.

Alcuni medici potrebbero consigliare di non far dormire il proprio figlio a pancia in sù ma ciò non è affatto necessario per molti casi e va comunque deciso sotto consiglio di un pediatra ed eventualmente di un ortopedico.

Cosa vuol dire soffrire di piedi piatti

Per piedi piatti si intende una patologia legata alla forma della volta longitudinale mediale che si presenta appiattita per un cedimento di una struttura collegata. Ciò determina uno scompenso nella distribuzione del peso corporeo che comporta dolori di vario tipo. Con il passare del tempo, se non curato, può portare a fenomeni degenerativi e molto dolorosi.

Può essere un difetto congenito o acquisito e va tenuto sotto controllo e possibilmente diagnosticato prima della comparsa dei dolori.

Piede piatto genetico evolutivo

Il piede piatto genetico evolutivo è una forma di piede piatto congenito per cui gli accorgimenti posturali ed ortopedici non costituiscono una cura. Esso si accompagna a valgismo del calcagno e/o allo scivolamento mediale dell’arco interno con medializzazione dell’astragalo.  Questa forma è più aggressiva e l’unica cura possibile è di tipo chirurgico.

Per questo motivo è bene fare un controllo ogni tre-quattro anni in caso di presenza in famiglia di altri casi di piede piatto.

Per consigli rivolgersi al reparto di Ortopedia e Traumatologia di Villa Mafalda

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