Terapia immuno-oncologica per l’adenocarcinoma renale
Alle terapie classiche contro l’adenocarcinoma renale in fase avanzata si è aggiunta oggi un’altra possibilità di cura: quella dell’immuno-oncologia.
In poco più di un anno cinque studi che hanno sperimentato una nuova molecola immuno-oncologia, il Nivolumab, sono stati interrotti in anticipo perché hanno raggiunto l’obiettivo di un aumento di vita significativo nei pazienti trattati.
Di cosa si tratta?
Da anni si studiano terapie volte a contrastare i tumori aumentando la “potenza” del sistema immunitario del paziente. In pratica le cellule tumorali possono non essere riconosciute dal sistema immunitario come nocive e per questo vengono fatte replicare nell’organismo indisturbate. Uno dei meccanismi è quello cosiddetto di check point, che può essere bloccato dagli inibitori di check point, molecole farmacologiche che, semplificando, agiscono rendendo le cellule cancerose riconoscibili e quindi attaccabili.
Ora questo metodo è stato testato anche nei casi di tumore al rene con risultati efficaci. Il tumore al rene infatti è spesso difficile da curare poiché viene scoperto quando è già in fase avanzata.
Si spera così di riuscire ad ottenere gli stessi risultati già raggiunti con l’ipilimumab, utilizzato per contrastare il melanoma. C’è da dire che si tratta di trattamenti non privi di effetti collaterali e che sono in corso diversi altri studi per lo sviluppo di terapie mirate utilizzando l’azione di diversi farmaci.
Anche se lo studio sugli effetti riguardanti il tumore al rene sta ottenendo risultati importanti è bene ricordare che si tratta ancora di una fase sperimentale e che si attendono i risultati a lungo termine.
N.B. Il contenuto di questo articolo è a scopo divulgativo e non sostituisce il parere del medico curante